Da quando hanno iniziato ad affermarsi anche al grande pubblico, i tornei dal vivo di poker hanno suscitato l’interesse degli scommettitori. Tuttavia i bookmakers non sono particolarmente convinti di voler occuparsi del settore: ritengono che possa essere troppo poco redditizio, hanno paura che sia un ambiente troppo imprevedibile dal punto di vista dei comportamenti.
Le scommesse e il poker pagano anche il fatto di essere state associate solo perché entrambe appartenenti al gioco d’azzardo, non perché l’attività di gioco del poker potesse essere in qualche modo prevedibile o analizzabile dal punto di vista probabilistico. Eppure i tornei di poker, nonostante riservino sempre delle sorprese (nel calcio non succede mai?), vengono spesso al tavolo finale nomi noti, campioni ben conosciuti alle cronache pokeristiche. Comunque, uno dei problemi era dovuto al fatto che nelle competizioni gareggiavano (e gareggiano) a volte anche migliaia di persone. Questo lato fu risolto con lo spostamento di calendario del tavolo finale delle World Series of Poker, l’evento annuale più importante e che certamente portava il maggior numero di scommesse: il fatto di posticipare i cosiddetti “November Nine” di quattro mesi permetteva, e permette, di studiare i contendenti e di stabilire le quote per ognuno di essi.
Allo stato attuale, dove è possibile scommettere sulle partite di poker, è consentito puntare sulla vittoria di un giocatore e sul fatto che questo possa posizionarsi a premio. La situazione, comunque, ha anche delle criticità: nel poker esiste la collusion, una dinamica che porta due giocatori a mettersi d’accordo per ottenere dei vantaggi nei confronti degli avversari. Pare ci siano una serie di “tecniche”, quindi si è accadono già normalmente per vincere è lecito il sospetto che se ci fossero ingenti scommesse su chi vince e chi comunque porta a casa un premio ci sarebbero più possibilità di comportamenti scorretti. clicca qui per saperne di più